RESTAURO DELLA CHIESA MARIA SS. DELLA PLATEA

 

L'intervento in un giro per immagini

Questo intervento è stato pubblicato sulla rivista trimestrale per la tutela dei Beni Culturali "PROGETTO RESTAURO" N. 52/2009, per le edizioni de "il prato", Saonara (Padova)

L'edificio, attualmente di modesta rilevanza architettonica, è stato edificato verso la seconda metà del XV secolo e custodisce interessante materiale artistico tra cui si distingue un pregevole polittico (Madonna con Bambino e Santi) di età aragonese, attribuito a scuola veneziana (prima a Lazzaro Bastiani, Venezia 1425-1512, più recentemente al celebre Giovanni Bellini detto il Gianbellino).

Altri oggetti di valore storico-artistico sono la Madonna lignea in stile bizantino del 1700, una croce d’argento del 1702, un battistero del 1720, un cenacolo in bronzo che fa da paliotto all’altare maggiore, un grande dipinto su tela sistemato nella navata laterale sinistra (copia dell'originale di Paolo De Matteis di scuola napoletana, seconda metà del '600, trafugato una ventina di anni fa), tre mosaici rappresentanti la SS. Trinità , la Madonna di Fatima e la Resurrezione realizzati nella seconda metà degli anni '80 dai maestri Augusto Ranocchi e Walter Cinti.

Seriamente danneggiata dal terremoto del 1694 e successivamente da quello del 16/12/1857, venne munita di  «grosse catene di sostegno» (Ettore Lorito, Genzano di Basilicata. Cronografia, Napoli, Tipomeccanica, 1949). Il Lorito cita altri oggetti d'arte o preziosi custoditi nella chiesa certamente fino al 1949 ed ora non più presenti, tra questi ricordiamo: una «artistica sfera d'argento lastricata d'oro col piede ed ostensorio corrispondenti, dono fatto da S. E. la Principessina di Fondi, Marchesina di Genzano, come si rileva dagli atti esistenti nell'archivio del Tempio e dalle incisioni impresse sui detti oggetti; una piccola ed artistica tavola di bronzo raffigurante la presentazione di Gesù al Tempio, tavola che il Parroco fa baciare agli sposi subito dopo l'avvenuto matrimonio», inoltre era «fornita di Cappelle gentilizie, di coro ed, un tempo, era fornita anche di orologio».

La chiesa, a partire dalla fine degli anni ' 50, ha subito un pesante e discutibile intervento di ristrutturazione che si è protratto per circa un decennio tra gli anni 1958/1969: «una picconata darà il via alla ricostruzione della Chiesa Madre» annunciava fiducioso il parroco su "Il Rovettiere" (Anno I, N.8) che così continuava «a cura del Provveditorato alle Opere Pubbliche, attraverso il Genio Civile, la nostra Chiesa Madre rinascerà a nuova vita. Le volte rifatte a capriate, i pilastri sostituiti con quattro leggere colonnine, trasformata in cappella del Sacramento l'attuale sacrestia, rifatti l'altare, la sacrestia, il campanile ed il pavimento».

In realtà ciò che è stato fatto in quel periodo farebbe oggi inorridire qualsiasi persona di buon senso: le volte distrutte e sostituite da banali solai in laterocemento, nessuna traccia delle auspicate capriate in legno, le colonne delle navate e le relative arcate rimpiazzate da pilastri e travi in calcestruzzo, la facciata mutilata e privata dei pinnacoli, locali accessori e campanile demoliti e ricostruiti.

Il tutto pervaso da un malinteso "senso della modernità". Uniche sopravvissute di questo autentico urgano sono state le murature esterne (gran parte), i tre portali e aperture delle finestre oltre a due locali voltati a botte (zona dell'altare maggiore e cappella della navata laterale destra).

L'opera di "ammodernamento" si è poi conclusa verso la fine degli anni '80 con la creazione di dieci nicchie sulla facciata.

Si pone in opportuna evidenza come la realizzazione delle superfetazioni in facciata, realizzate in sopraelevazione delle antiche murature, determini oggettivamente una condizione di instabilità delle strutture a causa della elevata snellezza. Tali superfetazioni si elevano a due diverse quote, la prima fino a un'altezza di mt. 12.40 mentre l'altra raggiunge la considerevole quota di 18 metri circa. La parte libera vincolata solo alla base (semplice appoggio) supera i quattro metri di altezza.  

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condizione attuale

Salvo lievi cavillature, a carico delle strutture non si riscontrano dissesti in atto. Sono invece evidenti i segni di ponti termici sulle parti di costruzione realizzate in epoca recente e soprattutto a carico delle strutture di copertura. Infatti, la tessitura dei solai di copertura in laterocemento è marcatamente evidente al livello di intradosso.

Con altrettanta evidenza si manifestano gli effetti di infiltrazioni di acque meteoriche  oltre che per diffusa risalita capillare. A tal riguardo si segnala un locale accessorio in prossimità del campanile che si mostra notevolmente degradato nel rivestimento di intonaco (pareti e soffitto). Evidenti segni di ammaloramento del rivestimento di intonaco presenti anche presso la finestra della cappella della navata laterale destra. Assai deteriorato appare anche la parte superficiale dell'intonaco esterno della navata laterale sinistra.

Per tutti questi motivi il sistema di smaltimento delle acque meteoriche va senz'altro rinnovato. 

Per quanto concerne le coperture, il solaio sovrastante le due volte superstiti (che è non accessibile e quindi attualmente non ispezionabile) deve essere certamente in legno poiché ha ancora un vecchio manto in embrici.

Tale solaio mostra degli avvallamenti che denunciano deformazioni e cedimenti della piccola e grossa orditura. In fase esecutiva, una volta accertatone lo stato di consistenza, se possibile, il solaio sarà recuperato. In ogni caso, in questa fase, ne è prevista la rimozione ed il rifacimento da realizzarsi sempre in legno.

La muratura in angolo nei pressi del campanile appare piuttosto deteriorata ed abbruttita da piattabande in calcestruzzo. Sono presenti chiusure di porte e finestre effettuate in tufo e diffuse macchie di muffe ed umidità risalente lungo tutta la linea di spiccata delle murature stesse.

previsioni progettuali

In linea generale il progetto di manutenzione e restauro della Chiesa Maria SS. della Platea prevede i seguenti interventi:

a) Demolizioni, scomposizioni, rimozioni di elementi ammalorati.

b) Opere murarie e in pietra.

c) Opere strutturali.

d) Intonaci e trattamenti superficiali.

e) Coperture, impermeabilizzazioni e lattonerie.

f) Opere e lavori vari complementari.

Più dettagliatamente, le varie categorie di lavori risultano essere:

  1. Realizzazione di impalcature e ponteggi protetti con stuoie lungo tutto il perimetro esterno della chiesa più una tettoia di protezione in corri­spondenza dello spigolo sinistro ed allestimento degli apprestamenti per la sicurezza.

  2. Rimozione di grondaie, tubi pluviali e manto di copertura delle due navate laterali. Realizzazione di uno strato termoisolante e ricollocamento in opera del manto di copertura in tegole.

  3. Demolizione e rifacimento del solaio di copertura in legno dei due vani denominati in progetto Locale 1 e Locale 2 con recupero e ricollocamento in opera del manto in embrici. In adesione a specifiche indicazioni pervenute dalla Soprintendenza per i B.A.A., si provvederà alla variazione della sagoma di copertura del Locale 1 che sarà realizzato a due falde in luogo dell’attuale copertura a pendenza unica.

  4. Demolizione e rifacimento dell'intonaco interno del locale accessorio in prossimità del campanile.

  5. Demolizione di porzioni di muratura in facciata. Tale intervento è giustificato da due ordini di ragioni:

  1. La prima è riferita a motivi inerenti la sicurezza e la pubblica incolumità: tre setti murari sono collocati a quote considerevoli, hanno un'altezza massima che supera i 4 metri e raggiungono nel punto più elevato i 18 metri dal suolo. Tali setti non hanno alcun vincolo efficace in sommità ed insistono su un territorio sismico di classe II.

  2. L'altra, evidentemente non secondaria rispetto alla prima, attiene al concetto stesso di restauro. Certo è che questi setti murari sono oggettivamente delle superfetazioni ed è vero che sull'argomento vi sono varie e differenziate scuole di pensiero. Tuttavia occorre considerare che sono opera recentissima rispetto all'antica costruzione e che non detengono una funzione propria (vds. Report Fotografico, foto N° 14.15.16.17). A ciò va aggiunto l'elevato rischio connesso alla sismicità della zona.

  3. Una volta effettuata la rimozione delle superfetazioni, si procederà alla messa in luce delle preesistenze documentate (vds. Report Fotografico), al loro risanamento e al collocamento in opera delle cornici in pietra.

    I pinnacoli in muratura di mattoni pieni (la cui preesistenza al distruttivo intervento di “ammodernamento” del 1958/’69 è attestata da documentazione fotografica), in adesione a specifiche indicazioni pervenute dalla Soprintendenza per i B.A.A., non saranno ripristinati.

  4. Altro elemento caratterizzante l'intervento è la rimozione dell'intonaco esterno che, come si è detto, risulta ammalorato in vari punti (vds. precedenti Fig. 1/2/3) sia per infiltrazioni di acque meteoriche che per diffusa risalita capillare.

    La finitura di intonaco prescelta è quella detta ad “opus signinum”. Conosciuto fin dall’epoca romana e spesso impiegato anche per pavimentazioni, l’uso di tale intonaco ha attraversato varie epoche fino al basso medioevo ed oltre, viene utilizzato tuttora nei restauri di architetture storiche e negli interventi di bioedilizia.

    L’intonaco ad “opus signinum” è tra i migliori prodotti naturali e biocompatibili oltre che efficacissimo per i restauri in presenza di umidità: favorisce la traspirazione della muratura, riduce la formazione di efflorescenza salina, resiste all'azione disgregante dei sali solfati.

  5. La navata centrale, realizzata ex novo negli anni '60, presenta tre ampie finestre per ogni lato. Tali aperture paiono alquanto fuori scala rispetto alle altre presenti nelle navate laterali e, per tal motivo, saranno armonizzate con queste ultime provvedendo a un loro ridimensionamento.

  6. Le due finestre murate della navata laterale sinistra saranno ripristinate.

  7. Le opere di progetto si concludono con la posa di lattonerie in lamiera di ferro zincata per gronde non in vista e discendenti pluviali in lamiera di rame.

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Foto storiche. Facciata prima del 1960

1

Facciata attuale ante operam

2

Facciata post operam

3

Pianta e contesto urbano

Questo intervento è stato pubblicato sulla rivista trimestrale per la tutela dei Beni Culturali "PROGETTO RESTAURO" N. 52/2009, per le edizioni de "il prato", Saonara (Padova)

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